Gaetano Scognamiglio, Presidente, PROMO P.A. Fondazione
Alla ripresa del lavoro l’interrogativo di tutti è cosa ci aspetta nei prossimi mesi.
La spending review (D.L. 95/12 convertito in Legge 135/12) ce ne dà un primo anticipo. L’attenzione si concentra principalmente sugli interventi di razionalizzazione della spesa, sulla riduzione del personale e su vari tagli previsti nei campi più disparati.
Il provvedimento peraltro è complesso, di difficile lettura per la disomogeneità delle materie regolate, assai diverse fra loro anche all’interno dello stesso articolo. Per fare un esempio la lettera a) del comma 2 bis dell'articolo 1 risolve un controverso problema interpretativo, sul quale si era pronunciato in senso diverso il Consiglio di Stato, limitando l’applicazione del comma 13 dell’art 37 del Codice dei Contratti ai soli lavori.
Sempre nell’articolo 1, questa volta in coerenza però con la rubrica dello stesso, una importante modifica al D.Lgs. 165/01 in tema di prevenzione del rischio di corruzione. I dirigenti d'ora in avanti dovranno individuare le attività nell'ambito delle quali è più elevato il rischio di corruzione, monitorarle e formulare specifiche proposte per la prevenzione del rischio stesso. Rischio di particolare rilevanza negli enti locali dove la maggior parte della spesa è veicolata dalle determine dirigenziali, atti monocratici, come tali considerati problematici in tutti gli studi di corporate governance. In pratica si responsabilizzano i dirigenti a svolgere in funzione di prevenzione delle patologie quel ruolo di controllo sulla regolarità amministrativa degli atti, già previsto dal D.Lgs. 286/89, e ripreso dalla riforma Brunetta in termini di trasparenza e integrità dell’azione amministrativa, senza però declinarne la traduzione operativa, che ora viene esplicitamente affidata alla responsabilità dirigenziale. Per raggiungere l'obiettivo si dovranno perciò introdurre sistemi di auditing amministrativo con procedure di controllo ingegnerizzate e sostenute da tecnologie applicative che riescano a superare i vecchi controlli burocratici che oltre ad appesantire i tempi non avevano prodotto grandi risultati.
Un altro anticipo del futuro che ci aspetta (sulla spending torneremo in altre occasioni) è contenuto sul documento per la crescita recentemente approvato dal Consiglio dei Ministri. Fra le azioni in programma (pag. 6 del documento) l’armonizzazione della disciplina di riforma del mercato del lavoro privato con quella del lavoro pubblico.
Sul punto forse sarebbe necessaria una riflessione che tenga conto dei risultati positivi o negativi dei primi mesi di applicazione della riforma Fornero, prima di estenderla al comparto pubblico. Nel merito, a parte i noti giudizi di Confindustria per bocca del suo Presidente e quelli trancianti del WSJ (edizione americana del 26 giugno scorso a pag 14), che potrebbero essere considerati di parte, ben più preoccupanti sono i risultati dell’indagine promossa dalla Fondazione Studi del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro, secondo la quale la riforma non ha prodotto nessuno degli effetti auspicati né sul piano occupazionale né su quello della semplificazione delle procedure. Se così è non conviene aspettare e considerare con maggior ponderazione l’estensione della Legge 92/12 al lavoro pubblico?
Riproduzione riservata
Per altri articoli di approfondimento clicca qui