É uno scenario di grande cambiamento quello che si prospetta con la più rilevante delle riforme trasversali del PNRR, quella della Pubblica Amministrazione, che nelle intenzioni del Ministro Brunetta non sarà tanto una revisione di sistema perché i capisaldi rimarranno saldi ma consisterà in una serie di interventi volti a dare una scossa alle incrostazioni che condizionano l’attività amministrativa.
Si è partiti col D.L. 44/2021 sulla riforma dell’accesso che incide sui concorsi, accelerandone i tempi e introducendo rilevanti innovazioni sia nelle prove che nella valutazione dei titoli, che in casi particolari possono essere addirittura abilitanti. Come sempre accade sono sorte le prime difficoltà interpretative con particolare riguardo all’ambito temporale di applicazione della nuova normativa, che si spera possano essere risolte in sede di conversione, dove è già sicuro che sarà ridotto il valore attribuibile ai titoli, per non svantaggiare i giovani che si affacciano alla PA. L’altro obiettivo, quello di migliorare il reclutamento, acquisendo le tanto evocate soft skill, comporta innanzitutto la necessità di individuare i profili da assumere per rispondere alle esigenze di una PA che si deve confrontare con realtà in continua evoluzione. Qui può venire in aiuto una novità del patto per l’innovazione del lavoro pubblico, recentemente sottoscritto con le organizzazioni sindacali, quel “piano delle competenze su cui costruire la programmazione dei fabbisogni e le assunzioni del personale, sulla base di una puntuale ricognizione, tenuto conto della revisione dei profili professionali”.
La semplificazione che finalmente si è capito essere una condizione pregiudiziale per riformare la PA, rappresenta uno degli altri assi portanti del Recovery Plan ed è attesa con decreto legge, che nelle intenzioni del Presidente Draghi dovrebbe essere varato entro il 20 maggio. La parte di immediato interesse sarà l’ennesimo intervento sul Codice dei contratti pubblici, che vedrà stabilizzate le norme a termine introdotte dal precedente decreto semplificazioni. Siamo dunque alla semplificazione della semplificazione, che evidentemente non semplificava abbastanza se vi dovrà provvedere un altro decreto. Rispetto al passato vi è la grande novità del 2026, termine entro il quale dovranno essere approvati, realizzati e rendicontati i progetti del Recovery e dunque, almeno in linea teorica, le riforme dovrebbero essere più incisive e efficaci rispetto al passato. Rimane purtroppo il problema dell’instabilità legislativa, considerato che già si prospetta una legge delega che interverrà ulteriormente e si spera definitivamente in materia di appalti.
In questo contesto di evoluzione strutturale del sistema, la formazione intesa come permanente non può più essere considerata un fatto occasionale, ma rappresenta un vero “diritto soggettivo del dipendente – assumendo il – rango di investimento organizzativo”, come sottolineato dal citato patto sul lavoro pubblico.
Gaetano Scognamiglio, Presidente PROMO PA Fondazione