Nuovo arrivato nei mutamenti organizzativi cui ci ha abituato il legislatore, il PIAO, che sarebbe il nuovo “Piano integrato di attività e organizzazione”, si prepara a subentrare al piano triennale della prevenzione della corruzione, al piano organizzativo del lavoro agile, al piano della performance, imbarcando altre buone intenzioni da codificare al suo interno, in materia di parità di genere, accessibilità e semplificazioni.
Un corpus iuris, introdotto dall’articolo 6 del recente D.L. 80/2021, da redigere entro termini abbastanza stretti, soprattutto tenendo conto che dovranno essere abrogati con DPR, entro sessanta giorni dall’entrata in vigore del decreto, tutti gli adempimenti che verranno assorbiti nel nuovo maxipiano, il che non è affatto scontato, considerata la consolidata tradizione di ritardi nella approvazione dei decreti attuativi, certificata pochi giorni fa da una ricognizione disposta dal Presidente Draghi, che ha incaricato il suo sottosegretario Garofoli di controllare personalmente il rispetto dei tempi di emanazione dei decreti attuativi da parte dei singoli Ministeri.
Non sarà di aiuto il piano tipo che dovrà varare il Dipartimento della Funzione Pubblica, che risente di due vizi ab origine. Il primo, da cui non si libererà mai il legislatore, è quello di considerare la PA un corpo omogeneo, senza considerare che il sistema è composto da più amministrazioni, dalle centrali, alle locali, alle autorità indipendenti, ognuna con una sua specificità, le quali dovrebbero dunque avere la libertà di organizzarsi autonomamente. L’altro è il termine di emanazione del piano tipo, cui si dovrebbero attenere le amministrazioni, che coincide con quello in cui dovrebbe essere approvato il PIAO. Ma forse qui si tratta di un errore.
Il termine per la redazione del nuovo piano, fissato al 31 dicembre di quest’anno, non sarà facile da rispettare non solo per motivi oggettivi, ma anche per le prevedibili difficoltà che avranno le amministrazioni – il cui compito principale dovrebbe essere quello di dedicarsi anima e corpo ai progetti del Piano nazionale di ripresa e resilienza – a dedicare risorse all’elaborazione di un PIAO, che non può esser un mero copia e incolla dei testi preesistenti. Per rispettare il termine, il rischio è proprio quello di approntare l’ennesimo documento in un’ottica meramente adempimentale, perdendo l’occasione di semplificare e alleggerire i piani e i regolamenti preesistenti, spesso enfatici e ridondanti.
Gaetano Scognamiglio, Presidente PROMO PA Fondazione