Annalisa Giachi, Responsabile Ricerca PROMO P.A. Fondazione
Il mondo degli appalti di opere e lavori è investito da cambiamenti rilevanti a livello normativo: dalla nascita dell’Autorità Anticorruzione al decreto Sblocca Italia, dall’aggregazione delle stazioni appaltanti (L. 84/2014) alle semplificazioni in materia di edilizia. Quali le opportunità dall'innovazione? Quali le criticità da affrontare? Promo PA Fondazione lo ha chiesto ad oltre 200 stazioni appaltanti e ad oltre 150 imprese in occasione della realizzazione del Rapporto nazionale "Come appalta la PA", che per il secondo anno consecutivo, ha l’ambizione di analizzare le dinamiche evolutive dell’intero ciclo dell’appalto di lavori individuandone le criticità e gli ambiti di miglioramento. Il quadro che emerge conferma innanzitutto la difficoltà del momento attuale: sia gli operatori pubblici che privati dichiarano una contrazione complessiva dei margini di redditività delle imprese (-24,7%) e dell’importo complessivo degli appalti pubblici (-16,8% nella percezione delle imprese, -25,2% nella percezione delle PA).
Entrando nel merito dei cambiamenti più rilevanti che hanno caratterizzato nell’ultimo biennio il mercato degli appalti il confronto PA/imprese fornisce un quadro piuttosto differenziato. Se entrambi i campioni concordano sul fatto che si sia verificato un appesantimento burocratico delle procedure (valutazione superiore a 7 in una scala di valutazione 0-10), le PA enfatizzano l’ipertrofia normativa soprattutto in fase di esecuzione del contratto, mentre le imprese si concentrano nella fase di gara ribadendo le difficoltà connesse alla partecipazione agli appalti. La maggior parte dei fornitori contattati si è poi soffermata su due aspetti cruciali: la questione dei crediti della PA verso le imprese, questione ritenuta non risolta e che rappresenta una delle più forti “barriere all’ingresso” al mercato PA e la crisi del mercato privato, che ha portato molte imprese a “tentare la carta del pubblico” determinando però un aumento della concorrenza.
Un dato significativo riguarda la correlazione diretta tra livello di partecipazione alle gare e dimensione aziendale: più l’impresa è grande più alto è il numero delle gare a cui si può partecipare (medio-grandi: 63, micro-piccole: 42-43). Il dato non sorprende e conferma la difficoltà per le micro e piccole imprese di accedere al mercato pubblico, perdendo occasioni di business che in questo momento di crisi economica potrebbero essere più che mai preziose.
Se poi ci concentriamo sulla capacità delle imprese del campione di vincere gare di appalto, l’incidenza percentuale di gare vinte rispetto a quelle cui si è partecipato è in media del 16,9%, percentuale che sale al 20,3% nelle imprese del Nord Ovest e al 24% nelle imprese che operano nel settore dell’impiantistica. Dal punto di vista della dimensione aziendale, la quota di aggiudicazione è anche in questo caso superiore nelle medie e grandi imprese. A livello geografico, si conferma il tradizionale gap Nord-Sud, con un livello di aggiudicazione particolarmente alto nel Nord Ovest e molto basso al Sud e nelle Isole. In termini settoriali, invece, sono le imprese dell’impiantistica a dichiarare la più alta quota di aggiudicazione (24,6%), seguite, ma a distanza, dalle società di ingegneria.
Rispetto alle prospettive per il futuro e alle richieste di cambiamento si scopre come i punti di accordo tra imprese e stazioni appaltanti siano più numerosi degli elementi di contrasto e come vi sia una richiesta di semplificazione delle procedure e di riduzione delle norme che è trasversale a tutte le tipologie di interlocutori e che rappresenta il “punto di svolta” per una vera riforma del sistema. Si scopre anche l’esistenza di una domanda trasversale di innovazione tecnologica e dematerializzazione, nella quale le stazioni appaltanti vedono un veicolo di trasparenza e riduzione dei contenziosi e le imprese una risposta ad esigenze di “certezza” nei tempi e nei costi degli appalti. In questo contesto, non sfugge né alle imprese né alle PA che l’esecuzione dell’appalto è il vero “anello debole” della filiera e che rimangono sostanzialmente irrisolti alcune criticità, come l’eccessivo ricorso alle varianti, gli scostamenti nei tempi e nei costi nell’esecuzione dei lavori, i problemi legati alla progettazione, ormai quasi esclusivamente “interna” all’Ente e fortemente penalizzante per le società di ingegneria e progettazione, le difficoltà legate alla qualità dell’opera e al monitoraggio della performance dei fornitori. Colpisce tuttavia che gli operatori percepiscano la gravità di questi fenomeni in misura minore rispetto allo scorso anno, mentre suscita una grande preoccupazione il drastico calo delle risorse pubbliche e la contrazione della domanda, che ha ovviamente ridotto la dimensione della torta riducendo fortemente le opportunità per le imprese.
In generale le istanze di imprese e stazioni appaltanti non divergono: pur con enfasi diverse emerge una richiesta generale di poter lavorare con regole più chiare, con standard unici, con maggior trasparenza, valorizzando il merito sia della PA che delle imprese.
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Il Rapporto "Come appalta la PA", realizzato da Promo PA Fondazione e dall’Università di Roma Tor Vergata in collaborazione con BravoSolution, sarà presentato in occasione del convegno "Fuori dal tunnel? L'innovazione nella filiera dei lavori pubblici: riorganizzazione della PA e impatto sulle imprese", che si terrà a Roma martedì 25 novembre alle ore 09.30 presso la sede dell'Ance (scarica programma provvisorio).