Entro il 30 ottobre 2019, i Sindaci dei Comuni con più di 15mila abitanti, i Sindaci delle Città metropolitane e i Presidenti delle Province dovranno inviare alla Corte dei Conti la relazione annuale sul funzionamento del sistema integrato dei controlli interni nell’esercizio 2018. Gli Enti si dovranno attenere alle linee guida elaborate dalla Corte, che ha previsto un nuovo schema di relazione strutturato in un questionario a risposta sintetica organizzato in 8 sezioni, dedicate al controllo di regolarità amministrativa, controllo di gestione, controllo strategico, controllo sugli equilibri finanziari, controllo sugli organismi partecipati e controllo sulla qualità dei servizi. Il questionario è volto a mettere in relazione le funzionalità delle singole tipologie di controllo, per incoraggiare gli Enti ad individuare le criticità e le lacune del sistema, valutarne il complessivo rischio di controllo e proporre le soluzioni correttive più adeguate in una prospettiva unitaria degli adempimenti di carattere organizzativo e funzionale.
La compilazione del questionario da parte dell’Ente non è banale perché costituisce un momento importante di sintesi dei risultati di gestione e dei diversi adempimenti di cui gli uffici sono gravati. La raccolta e sistematizzazione delle informazioni richieste, dovrebbe coinvolgere non solo gli uffici controllo o il vertice dell’Ente, ma tutta la struttura che ne è depositaria. Si tratta di una forte spinta alla trasparenza nei processi, interna ed esterna. Il rispetto degli obblighi di finanza pubblica, infatti, presuppone che gli organi di vertice degli Enti dispongano delle informazioni necessarie per valutare l’andamento della gestione e, nel caso, apportare le opportune misure correttive in presenza di criticità e disfunzioni.
Lo scopo è quello di far emergere l’effettiva operatività dei controlli attuati dal singolo ente in conformità al disposto normativo nonché le criticità e le lacune del sistema, valutarne il complessivo rischio di controllo e proporre le soluzioni correttive più adeguate. Dal controllo, quindi, dovrebbe emergere il risultato di una buona o cattiva gestione – non in senso assoluto – ma paragonabile e confrontabile in un sistema territoriale.
Anche le conseguenze non sono banali: premesso che la Corte può richiedere ulteriori informazioni integrative, in caso rilevi l’assenza o l’inadeguatezza degli strumenti e delle metodologie adottate dagli Enti, sono previste pesanti sanzioni per gli Amministratori responsabili.
Tuttavia, poiché non può esserci controllo senza programmazione, dalle falle della funzione di controllo interno, la Corte può evincere – oltre agli aspetti relativi alla gestione economico-finanziaria – una alterazione dei processi decisionali e programmatici, un indebolimento delle scelte gestionali ed organizzative, con conseguente pericolo di frodi, abusi, sprechi o, semplicemente, cattiva amministrazione delle risorse e del patrimonio dell’Ente che tradotto significa dei soldi dei cittadini contribuenti. L’argomento è troppo spesso sottovalutato; sarebbe invece interessante aprire un confronto sulle modalità che regolano sul piano della realtà le rispettive effettive competenze, fra amministratori e dirigenti, anche per individuare le rispettive responsabilità, alla luce degli esiti dei questionari, per innescare azioni virtuose di miglioramento dei processi decisionali.
Ioletta Pannocchia Direttore Generale PROMO PA Fondazione