Annalisa Giachi, Responsabile Ricerche PROMO P.A. Fondazione
L’obbligatorietà della programmazione anche per i beni e servizi, prevista dall’art.21 del D.Lgs. 50/2016 introduce importanti cambiamenti nell’organizzazione delle stazioni appaltanti: il momento programmatorio acquisisce una nuova centralità nel ciclo dell’appalto e diventano attività cruciali l’analisi dei fabbisogni, lo studio del mercato, il collegamento con i processi di pianificazione strategica degli Enti. Qual è il punto di vista delle imprese e delle pubbliche amministrazioni su questa tematica? Quale sarà l’impatto della programmazione degli acquisti sull’efficienza della spesa, sull’organizzazione delle stazioni appaltanti e sulla governance del settore a livello territoriale?
Su questi temi si concentra la ricerca “Programmare per acquistare meglio: opportunità e strumenti”, realizzata da PROMO P.A. Fondazione in collaborazione con BravoSolution, che ha coinvolto un campione di 256 stazioni appaltanti e 45 imprese. La ricerca fornisce spunti di riflessione assai interessanti sulle prospettive che si apriranno con il DM Programmazione, che dà attuazione all’art. 21 e la cui pubblicazione è attesa nelle prossime settimane. Pur in un quadro di incertezza normativa, gli Enti non partono da zero su questo tema, anzi la grande maggioranza degli Enti contattati per la ricerca ha definito le procedure necessarie alla redazione e approvazione del programma di acquisto e si riscontrano sul territorio esperienze diffuse e significative di amministrazioni che stanno portando avanti in autonomia il processo e che, dunque, fanno ben sperare circa la possibilità di un’attuazione efficace della norma non appena entrerà a regime.
Uno dei maggiori vantaggi della programmazione degli acquisti sta nella possibilità di raccogliere in modo organico i fabbisogni di acquisto intervenendo laddove i fabbisogni espressi non coincidano con i fabbisogni effettivi dell’Ente oppure laddove tali fabbisogni sono replicati in modo inutile e costoso. In questo senso diventa fondamentale la figura del program manager. Il program manager è colui che, all’interno dell’Ente, raccoglie i fabbisogni degli uffici e coordina la programmazione proponendo ai vertici le priorità di acquisto. Il program manager ha una visione trasversale dei diversi settori ed è in grado di: proporre le priorità, valutare la coerenza tra programmazione e strategie di sviluppo dell’Ente, interfacciarsi sia con i vertici finanziari che con quelli politico-strategici per pre-istruire le scelte programmatorie di fondo che a questi spettano. In questo senso, le competenze ritenute più rilevanti per programmare in modo efficace sono ritenute quelle attinenti alla conoscenza dei mercati di riferimento, che attiene alla capacità delle PA di analizzare i fabbisogni dei diversi settori merceologici. Si tratta di competenze specialistiche che i singoli Enti difficilmente potranno acquisire ma che dovrebbero essere senz’altro in capo alle centrali di committenza e ai soggetti aggregatori.
La ricerca dimostra come la programmazione possa diventare un momento di chiarezza decisivo per ricostruire il quadro delle esigenze, valutare le strategie di spesa più opportune e ottimizzare le risorse economiche e gestionali. In questo senso la rapida attuazione delle previsioni del Codice appalti potrà dare nuova fiducia agli operatori economici e affermare sul territorio modelli cooperativi in cui stazioni appaltanti, centrali di committenza e soggetti aggregatori siano in grado di definire percorsi coerenti e integrati di programmazione, evitando sovrapposizioni e duplicazioni.
Il Rapporto “Programmare per acquistare meglio: opportunità e strumenti”, realizzato da PROMO P.A. Fondazione in collaborazione con BravoSolution a Jaggaer Company, è stato presentato in occasione del convegno che si è tenuto a Roma giovedì 22 febbraio alle ore 09.30 presso la SNA – Scuola Nazionale dell’Amministrazione, in Via dei Robilant 11