Cultura e sviluppo sostenibile. Un percorso che viene da lontano

A cura di Francesca Velani, Vicepresidente e Direttrice Area Cultura e Sostenibilità di Promo PA Fondazione

L’Agenda 2030 consiste in un piano d’azione adottato a settembre 2015 dalla comunità internazionale che invita tutti i paesi a mobilitarsi per porre fine a tutte le forme di povertà, combattere le disuguaglianze e affrontare il cambiamento climatico, garantendo al tempo stesso che nessuno sia lasciato indietro.

17 OBIETTIVI / 5 P

I suoi 17 Obiettivi sono raggruppati in cinque “P”Persone, Pianeta, Prosperità, Pace e Partenariati – e riflettono la dimensione economica, sociale e ambientale della sostenibilità (persone, pianeta e prosperità), così come le condizioni critiche (pace e collaborazione). Raggiungerli richiede una visione coraggiosa, approcci creativi oltre a quelli tipici lineari e settoriali e propone collegamenti e sinergie tra le diverse aree politiche.

Rispetto a questo approccio la cultura rappresenta un agente attivatore, oggi riconosciuta come tale. Ma tale riconoscimento fa parte di un percorso che viene da lontano.  

Ripercorriamo i passi principali.

2005 | Convenzione di Faro

Nel 2005 gli Stati membri hanno sottoscritto la Convenzione di Faro, ponendo al centro l’importanza dell’eredità culturale in relazione ai diritti umani e alla democrazia, promuovendo una comprensione ampia del patrimonio e delle sue relazioni con le comunità e la società. La convenzione rimarca il “valore e il potenziale di un’eredità culturale usata saggiamente come risorsa per lo sviluppo sostenibile e per la qualità della vita, in una società in costante evoluzione”.

2016 | Indicator Framework on Culture and Democracy (IFCD)

Nel 2016 è stato emanato uno strumento per aiutare i governi a rafforzare la democrazia attraverso la cultura: Indicator Framework on Culture and Democracy (IFCD) del Consiglio d’Europa. L’IFCD definisce la cultura come processo di produzione culturale e si sostanzia in un sistema di misurazione che permette di dare risposte a domande come La partecipazione alle attività culturali influenza quella alle attività democratiche? Oppure: un alto livello di digitalizzazione incoraggia la partecipazione culturale? E ancora: esiste una relazione tra il benessere, la partecipazione culturale e quella democratica? La partecipazione culturale c’entra con la fiducia interpersonale? Finanziare pubblicamente la cultura porta a un incremento della produzione dell’industria creativa?

Tali quesiti fanno parte della quotidianità delle Amministrazioni Pubbliche e della società civile, ancor più oggi, a valle del periodo pandemico che ha fatto sentire i suoi impatti a tutti i livelli e ci impone di trovare soluzioni per realizzare modelli di sviluppo sostenibile nel quadro degli obiettivi dell’Agenda 2030.

2017 | Nuova Agenda Europea della Cultura

Nel 2017 l’UE emana La Nuova Agenda Europea della Cultura creando uno strumento finanziario “per costruire società coese e offrire una visione di Unione Europea attraente” attraverso cultura e istruzione. La Nuova Agenda invita e supporta i Paesi membri per “investire nel capitale culturale e nel capitale umano per creare una diffusa sostenibilità sociale, per rafforzare l’identità e il senso di appartenenza e individua nella cultura la leva principale per la promozione della cittadinanza attiva e di valori comuni, dell’inclusione e del dialogo interculturale”.

2019 | Il Report dell’OMS e i Culture Indicators/2030

Nel 2019 l’Organizzazione Mondiale della Sanità pubblica il report “What is the evidence of the role of the arts in improving health and well-being?” in cui si conferma il ruolo primario delle arti e della cultura nella prevenzione, nel trattamento e nella gestione di patologie e nella promozione della salute. Il report ha l’obiettivo di indirizzare l’intervento dei policy makers sui territori verso la promozione di una maggior consapevolezza degli impatti dell’arte e della cultura in tutti gli stadi dell’esistenza, chiedendo quindi un impegno concreto per incrementare la partecipazione culturale ed azioni mirate a favorire la sistematizzazione di collaborazioni tra i sistemi socio-sanitari e quelli educativi.

Nel 2019 l’UNESCO pubblica i Culture Indicators|2030. Si tratta di una serie di indicatori tematici per misurare e monitorare il progressivo contributo della cultura all’attuazione delle politiche nazionali e locali per il raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, intendono inoltre fornire un quadro concettuale e strumenti metodologici per analizzare dati, restituendo uno scenario che evidenzi collegamenti tra temi, indicatori e azioni utilizzabili per orientare le politiche, così come le decisioni operative.

Nel 2020 il COVID-19 ha avuto effetti devastanti e duraturi sulle persone, sulla prosperità e sul pianeta. Così come l’odierna minaccia alla pace internazionale. È quindi ancora più tangibile l’urgenza di promuovere la sinergia tra cultura e sviluppo sostenibile nel quadro sopra definito.

2021 | Next Generation EU

Nel 2021, in occasione del G20 a Roma, i Ministri della Cultura hanno richiesto “il pieno riconoscimento e l’integrazione della cultura e dell’economia creativa nei processi e nelle politiche di sviluppo, permeando tutti i livelli della società, comprese le comunità locali, come un motore e un facilitatore per il raggiungimento degli Obiettivi stabiliti nell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite per lo Sviluppo Sostenibile.

Si dimostra quindi di fondamentale importanza operare perché i territori riconoscano cultura e creatività come parte integrante di agende politiche ampie, per stimolare buone pratiche ed azioni d’implementazione e rafforzamento della coesione sociale, occupazione, innovazione, salute e benessere, ambiente, sviluppo locale sostenibile e diritti umani.

Nel 2021 è stato definito anche il piano NextGenerationEU. Si tratta del grande programma europeo post-pandemia pensato per stimolare una “ripresa sostenibile, uniforme, inclusiva ed equa”. Il programma si pone quattro ambiti d’azione: proteggere i cittadini e le libertà; sviluppare una base economica forte e vivace; costruire un’Europa verde, equa, sociale e a impatto climatico zero; e promuovere gli interessi e i valori europei sulla scena mondiale. Nel programma la cultura è agente di rafforzamento del capitale sociale europeo, infatti una misura specifica è destinata a “misurare l’impatto positivo della cultura” dimostrando l’importanza in Europa di disporre di dati precisi sul contributo socio-economico della cultura.

Tutto quanto sopra ci conferma che il sistema culturale oggi ha gli strumenti per riorientare i processi alla base della propria attività, per rimanere competitivo e per continuare ad essere rappresentativo dei valori che da sempre gli sono riconosciuti e che oggi non possono prescindere dall’essere saldamente integrati con quelli della sostenibilità.

Il rapporto tra cultura e sostenibilità si è infatti consolidato nel sentire collettivo grazie a quel processo evolutivo di visione – conoscenza – azioni, che abbiamo brevemente sopra tratteggiato, diventando sempre più centrale nella programmazione nazionale ed internazionale. Un rapporto che tiene insieme le tre dimensioni della sostenibilità: sociale, economica e ambientale. Pur non potendo prescindere dall’essere trattate in maniera integrata, ognuna delle tre necessita di una lettura e di azioni verticalizzate, per creare competenze e nuova produzione, comprendere le dinamiche dei nuovi mercati e dei possibili comparti con cui interagire.




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