Il nuovo Codice Appalti (Dlgs. 50/2016) e il Decreto Correttivo (Dlgs. 56/2017) introducono importanti cambiamenti nel settore degli appalti pubblici, che vanno nella direzione di un rafforzamento dei criteri e degli strumenti di centralizzazione degli affidamenti (art. 37), della qualificazione delle stazioni appaltanti (art. 38) e di una maggiore attenzione al ciclo dell’appalto, che ha portato il legislatore a guardare non solo alla fase dell’affidamento ma anche alle fasi a monte e a valle della gara, con l’introduzione dell’obbligatorietà della programmazione degli acquisti anche nel settore dei beni e dei servizi (art. 21) e una maggiore attenzione all’esecuzione e alla gestione del contratto, dove, come noto, si annidano molte criticità (anomalo ricorso a varianti, tempi e costi eccessivi, ecc.).
Il combinato disposto di queste norme limita fortemente la possibilità di fare appalti per gli enti non qualificati e non aggregati (solo forniture e servizi di importo inferiore a 40.000 euro e lavori di importo inferiore a 150.000 euro) ed è destinato a ridisegnare completamente i modelli organizzativi di gestione degli acquisti a livello locale. Si tratta di un profondo ripensamento del sistema delle autonomie, che dovrebbe portare, nelle intenzioni del legislatore, ad un’effettiva semplificazione nel quadro degli obiettivi di riduzione dei centri di acquisto e contenimento della spesa pubblica.
Per le Province, le sfide del nuovo Codice sono ambiziose: nonostante le difficoltà legate all’attuazione della riforma e alla mancanza di risorse, una delle funzioni che più si sono sviluppate all’interno delle nuove Province e delle Città Metropolitane nell’ultimo biennio è quella di Stazione Unica Appaltante per conto dei Comuni – S.U.A. – prevista nel comma 88 della Delrio come strumento per ridurre la spesa e realizzare economie di scala negli acquisti e negli appalti pubblici locali.
In questo contesto, si colloca la ricerca realizzata dall’Università di Roma Tor Vergata e da Promo PA Fondazione, con la quale si è voluto proporre una riflessione sui modelli organizzativi che si stanno delineando a livello locale per una gestione efficace ed efficiente della funzione acquisti.
Dal punto di vista metodologico, la ricerca proposta si è basata su tre step di indagine:
- un’indagine quantitativa di tipo desk, volta a dare evidenza e ad analizzare in chiave comparativa cosa si sta muovendo sui territori rispetto al tema dell’aggregazione e della centralizzazione;
- un’indagine quantitativa di campo volta ad analizzare i modelli organizzativi esistenti e, in particolare, l’articolazione dell’aggregazione tra Enti;
- l’identificazione di alcuni modelli di governance territoriali che possano consentire una gestione più razionale del processo di acquisto a livello locale.