Il Patto di stabilità interno, in questi anni, è diventato uno tra i fattori che più fortemente condizionano le gestione finanziaria degli enti locali, spesso con effetti paralizzanti e penalizzanti. Nato con l’obiettivo strategico di bloccare le spese fuori controllo degli EELL e per sanzionare i cattivi pagatori introducendo nella PA criteri di sana gestione economica, oggi il patto sembra fatto apposta per frenare lo sviluppo delle economie locali e per impedire alle amministrazioni di portare avanti investimenti vitali ai fini del rilancio della competitività.
L’obiettivo della ricerca, realizzata in collaborazione con la Fondazione Umberto Borsi, è quello di verificare gli effetti del patto di stabilità sugli Enti Locali e sulle modalità con cui l’Emilia Romagna sta cercando di superare le rigidità imposte dai vincoli del patto, al fine di poter sbloccare la liquidità disponibile e rilanciare gli investimenti sul territorio.
Al fine di consolidare e valorizzare i risultati dal punto di vista scientifico e conoscitivo, l’indagine si estenderà: 1) ad altre 2 regioni italiane, il Veneto e la Puglia, che presentano una struttura amministrativa molto diversa rispetto all’Emilia Romagna e su cui il confronto può fornire informazioni interessanti riguardo ai punti di forza e debolezza della regione; 2) alle esperienze vigenti in alcuni Paesi europei per capire come in Europa si stanno affrontando i vincoli imposti dai diversi patti di stabilità interni ai Paesi .
Le aree tematiche:
• valutazioni generali sul patto da parte dei responsabili finanziari degli Enti, ricostruendo le valutazioni dei dirigenti degli Enti circa i vantaggi e gli svantaggi del patto. In questa parte saranno analizzati anche gli effetti del recente decreto ministeriale sui c.d. Enti Locali virtuosi e delle norme che dal 2013 impongono l’attuazione del Patto anche ai piccoli comuni e alle aziende partecipate;
• l’impatto del patto di stabilità sugli investimenti dei Comuni e le problematiche più rilevanti, in particolare le problematiche legate alla costruzione del bilancio preventivo 2012 e del pluriennale 2012-2014. In particolare sarà interessante capire l’entità degli investimenti “bloccati” dal Patto, nonché i suoi effetti rispetto alla questione del pagamento fornitori e del mancato completamento di opere strategiche;
• valutazione degli Enti circa le possibili soluzioni che, secondo i dirigenti dell’area finanziaria, potrebbero essere messe in campo per “alleggerire” i vincoli del patto;
• analisi delle esperienze nei paesi europei e le loro modalità di applicazione del patto di stabilità interno. Tali modalità sono fortemente legate al tipo di relazione esistente tra governo centrale e locale e dal grado di assetto federale degli stati, verranno presi in considerazione sia Paesi che seguono un approccio centralistico al governo della finanza pubblica (come la Francia), sia Paesi che invece adottano un modello basato sulla cooperazione tra centro e periferia (come la Spagna e la Germania).
La metodologia di indagine
1) somministrazione di un questionario per via telefonica (metodologia CATI) ad un campione rappresentativo di dirigenti e funzionari dell’area finanziaria delle Regioni, dei Comuni e delle Province dell’Emilia Romagna e delle altre due regioni coinvolte nell’indagine. In totale verranno svolte 350 interviste telefoniche
2) indagine qualitativa di tipo desk per l’analisi delle esperienze dei Pesi europei:
• raccolta di indagini, studi, ricerche;
• analisi web sul tema;
• interviste a testimoni privilegiati.
I risultati sono stati presentati il 18 aprile a Bologna
In collaborazione con: